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Accelerare sul trattamento delle acque reflue per risolvere la scarsità d’acqua

Un report di Abb dimostra come l’automazione e le tecnologie digitali possano aiutare gli impianti specializzati a ridurre emissioni e costi.


Per far fronte all’emergenza siccità nei mesi scorsi a Milano è stata emanata un’ordinanza che invitava “cittadine e cittadini a ridurre al minimo l’uso di acqua potabile sia di uso domestico sia per irrigare prati, giardini privati e pulire terrazzi e cortili”. Un’iniziativa del comune che evidenzia quanto il problema della scarsità di acqua sia ormai visto come un fenomeno da affrontare con urgenza, anche alla luce delle previsioni delle Nazioni Unite che parlano di un deficit del 40% della disponibilità di acqua entro il 2040. A offrire una potenziale soluzione è il report “Energy Transition Equation”, realizzato dalla società tecnologica Abb in collaborazione con l’economista indipendente Steve Lucas, che evidenzia come il problema può essere affrontato accelerando sul trattamento delle acque reflue.

Una soluzione ancora poco utilizzata Quando trattate in modo efficace, queste ultime possono infatti diventare nuovamente parte del ciclo dell’acqua con l’obiettivo del riuso, dimostrandosi una fonte valida nell’affrontare la sfida della scarsità d’acqua. Il processo, inoltre, riduce significativamente la quantità di acqua non trattata scaricata nei fiumi e nei mari che avrebbe un impatto fortemente negativo sulla salute pubblica, l’ambiente e la fauna ittica. Purtroppo, evidenzia Brandon Spencer, presidente della divisione Energy Industries di Abb, “i dati globali mostrano che solo la metà delle acque reflue è trattata. Il rilascio di queste ultime nei corsi d’acqua non solo ha effetti disastrosi sugli animali, la biodiversità marina e la salute pubblica, ma è anche uno spreco terribile di risorse. Abbiamo la responsabilità di fare di più”. Le previsioni prevedono comunque un trend in positivo per il settore. Spinto dalla crescente domanda di acqua pulita, da una popolazione mondiale in continuo aumento e da norme ambientali sempre più stringenti, secondo le previsioni il comparto crescerà globalmente da 300 miliardi di dollari nel 2022 a 490 miliardi entro il 2029.

Il ruolo della tecnologia L’indagine si sofferma, inoltre, sulla grande quantità di energia elettrica che il trattamento delle acque reflue richiede. Si stima infatti che l’industria del trattamento consumi complessivamente fino al 3% della produzione globale di energia e contribuisca a oltre l’1,5% delle emissioni globali di gas serra. Emissioni e costi che, secondo il report, possono però essere significativamente ridotti attraverso l’automazione e le tecnologie digitali. Queste ultime possono infatti aiutare gli impianti di trattamento delle acque reflue a ridurre le emissioni fino a 2 mila tonnellate all’anno, equivalenti al volume di CO2 responsabile dello scioglimento di 30 mila tonnellate di ghiacciai ogni anno. Con oltre 50 mila impianti di depurazione in attività nel mondo, l’applicazione su vasta scala raggiunge una potenzialità di risparmio di CO2 di oltre 100 milioni di tonnellate. Inoltre, conclude il report, con l’applicazione di soluzioni digitali e di controllo di processo le aziende di depurazione possono risparmiare annualmente fino a 1,2 milioni di dollari, equivalenti al 9,5% dei costi di gestione in ogni impianto. Aprendo le porte a nuovi investimenti per il trattamento delle acque reflue e limitando così la quantità di acqua non depurata riversata nell’ambiente.